La caduta dei capelli da un punto di vista medico

La caduta dei capelli è una problematica estremamente diffusa che più spesso colpisce gli uomini, anche di giovane età, ma che interessa moltissimo anche l' universo femminile. Può avere le cause più disparate: sicuramente c'è un aspetto ereditario nella maggioranza dei casi, ma si può verificare una situazione di alopecia anche per altri fattori quali stress, post partum. gravi malattie, terapie farmacologiche.

I capelli sono una componente fondamentale per l' autostima ed il benessere generale della persona; la Tricologia è una branca della Dermatologia che studia l' anatomia, la fisiologia e le patologie dei capelli e del cuoio capelluto. 

E' bene rivolgersi ad uno Specialista se si inizia a notare una perdita maggiore dei capelli, se si ha prurito intenso del cuoio capelluto, se si osserva desquamazione o forfora e se i capelli sembrano più sottili, opachi o grassi e questo soprattutto se ci sono casi di calvizie ( alopecia androgenetica ) in famiglia.

Tra le patologie collegate ai capelli ci sono: alopecia androgenetica, alopecia areata, psoriasi, follicolite e dermatite seborroica. A seguito della visita, il dermatologo perviene a una diagnosi e fornisce al paziente consigli e terapie per trattare il problema individuato. Nel caso in cui il problema riguardi la perdita dei capelli, il dermatologo può eseguire alcuni test manuali – pull test e wash test – e, se necessario, effettua un’analisi strumentale mediante tricogramma (esame microscopico del capello) e videodermatoscopia (visione ingrandita della pelle).

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Alopecia Androgenetica: origini e sviluppo

L’ alopecia androgenetica inizia a svilupparsi dopo la pubertà, una fase caratterizzata da un netto incremento nella produzione di androgeni. L’azione degli androgeni sulle cellule viene poi mediata dai recettori per gli androgeni. Il diidrotestosterone (DTH) è l’androgeno più potente che causa l’induzione e l’evoluzione dell’alopecia androgenetica. Esso un androgeno prodotto a partire dal testosterone con maggiore potenza e maggiore affinità (capacità di legame) al recettore rispetto al testosterone. La conversione del testosterone a DTH è mediata dall’enzima 5 alfa reduttasi. Questo enzima esiste in due diverse forme (isoforme) nei follicoli del cuoio capelluto, il tipo 1 e il tipo 2. Il tipo 2 che si trova sulla faccia esterna dell’involucro di collagene della radice del capello è il tipo più importante nel determinare l’alopecia. Gli uomini giovani con calvizia iniziale hanno maggiori livelli di 5 alfa reduttasi e una maggior quantità di recettori androgenici.

Anche il tasso di produzione di DTH è maggiore nei soggetti con problemi di alopecia androgenetica rispetto a chi non ne ha. Inoltre sebbene i livelli di testosterone siano simili sia negli uomini affetti da calvizie che in quelli non affetti, in molti di coloro che sono affetti si sono riscontrati alti livelli della quota di testosterone attivo, ossia il testosterone non legato a proteine che ne impediscono il legame al recettore.

Per ciò che riguarda la componente genetica sono tanti i geni che sono stati collegati allo sviluppo della calvizie, lo schema ereditario e complesso e coinvolge sia la linea paterna che materna. L’ evoluzione dell’alopecia varia da caso a caso, ciò è dovuto a molteplici motivi, inoltre è un processo che progredisce lentamente nel corso di molti anni. Si può dire che proceda ad ondate, alternando periodi in cui la perdita è rapida a periodi in cui la perdita è pressoché ferma o comunque molto ridotta.

L’ alopecia androgenetica è dunque caratterizzata da vari gradi di assottigliamento e perdita dei capelli che tipicamente cominciano nella zona temporale, frontale e al vertice. Il grado del coinvolgimento di queste tre aree è molto variabile; alcuni uomini perdono più capelli al vertice, mentre altri più in sede anteriore. In genere la zona occipitale è risparmiata, e ciò mantiene possibile l’opzione dell’autotrapianto.

Per classificare il tipo e il grado di perdita dei capelli viene in genere utilizzata la scala di Hamilton-Norwood che prevede 7 gradi. Tuttavia, non tutti gli uomini seguono sempre questi schemi di perdita, nel 10% dei casi la caduta è simile a quella che si verifica in genere nel sesso femminile, ossia si conserva l’attaccatura anteriore e si osserva un diradamento diffuso della zona centrale. La diagnosi di alopecia androgenetica è in genere clinica e possono essere sufficienti la storia del paziente e l’osservazione diretta del cuoio capelluto e dei capelli del soggetto.

Se invece la perdita è stata abbastanza rapida, accompagnata da bruciore e/o prurito bisogna sospettare anche altre cause che si possono associare o essere la spiegazione alla caduta.

Prurito al cuoio capelluto

Prurito di diversa intensità sul cuoio capelluto è una sensazione percepita da molte persone di entrambi i sessi. Il prurito è un problema del cuoio capelluto che spinge i pazienti affetti a grattarsi la cute e si associa spesso a dolore. Si riconoscono molteplici cause che possono determinare questa patologia che non occorre sottovalutare in quanto può indurre anche alla perdita e caduta dei capelli. 

Il prurito può essere scatenato sia da sostanze chimiche con cui sono preparati molti prodotti cosmetici, sia dagli shampoo. Da non sottovalutare poi l’effetto nocivo dell’inquinamento atmosferico e del buco dell’ozono. Il prurito si può associare anche a psoriasi, forfora, seborrea, follicolite, cute secca, dermatite seborroica, dermatite atopica, tigna, scabbia, pediculosi, eczema.

Prurito: la forfora la causa più frequente

Tra le varie cause che determinato il prurito, la forfora è la causa più presente e più diffusa. Nella forfora grassa caratterizzata da squame che grazie al sebo restano adese alla cute del cuoio capelluto si associa spesso un intenso prurito ed arrossamento della cute e a caduta dei capelli. Nella forfora secca il cuoio capelluto si presenta secco e disidratato e le cellule cadono non restando adese al cuoio capelluto. Essa non si assiste né a prurito, né a perdita o caduta dei capelli.

La presenza di cute secca associata a prurito (asteatosi) è caratterizzata dalla presenza di poca acqua e/o grassi sul cuoio capelluto. Nella asteatosi si riscontra uno squilibrio del normale equilibrio idro-lipidico necessario per una corretta ricrescita dei capelli. La cute secca con presenza di forfora secca, può dare prurito e raramente anche dolore.

Cause del prurito al cuoio capelluto: iperseborrea, dermatite seborroica e psoriasi del cuoio capelluto

La iperseborrea chiude  la parte terminale dei follicoli comportando irritazione della cute. Inoltre l’eccesso di sebo si localizza sul cuoio capelluto non facendo traspirare la cute e dando prurito e nei casi più complicati anche alopecia seborroica.

La dermatite seborroica comporta infiammazione e irritazione della cute con comparsa di eritema cutaneo, sensazione di prurito (che porta a grattarsi peggiorando ancora di più il quadro clinico), follicolite e perdita o caduta dei capelli.

Lo strofinamento della cute, comporta una infiammazione della parte superiore dei follicoli piliferi, comparsa di dolore e caduta dei capelli.

La psoriasi del cuoio capelluto, patologia ereditaria, comporta irritazione cutanea e formazione di placche o squame biancastre senza comparsa di prurito e perdita dei capelli.

La tigna (tinea capitis), infezione dovuta ad un fungo, è caratterizzata dalla comparsa di una o più chiazze eritematose e desquamate, nelle quali si ritrovano capelli spezzati, sporchi, ed appaiono come coperti da polvere costituita da spore del fungo. Si associa un intenso prurito e forte dolore al cuoio capelluto.

Non esiste una correlazione sicura e scientificamente dimostrata né tra prurito e perdita dei capelli, né tra prurito e dolore al cuoio capelluto (tricodinia) ed infine né tra prurito e capelli grassi. Notevole influenza sul prurito localizzato al cuoio capelluto è data sia da fattori psicologici (come ansia, stress e traumi) e sia da fattori esterni  (prodotti igienici, alimentazione, agenti chimici, trattamenti cosmetici ecc.).

Rimedi e trattamenti contro il prurito al cuoio capelluto

Solo nei casi clinici in cui il prurito al cuoio capelluto è causato da abitudini igieniche o cosmetiche sbagliate, correggendo questi errori si risolve il problema. Negli altri casi più seri, invece, per eliminare il prurito è necessario bloccare il fenomeno che lo produce.

A seconda che si tratti di seborrea, dermatite o forfora è opportuno ricorrere a trattamenti tricologici mirati che sono capaci di rimuovere la causa alla radice. Utili rimedi per ridurre la sensazione di prurito sono shampoo allo zolfo, shampoo alla camomilla, shampoo all’ortica e lozioni al cortisone.

L’alopecia androgenetica è il tipo di alopecia più frequente, colpisce la maggior parte della popolazione maschile di razza bianca , sia pure con gravità diversa. E’ meno frequente in altri gruppi etnici. Spesso è presenta una familiarità per calvizie, ma l’assenza di altri familiari affetti non esclude la diagnosi. Il quadro è caratterizzato dalla progressiva caduta dei capelli nella zona del vertice, del margine frontale anteriore e della zona temporale.

Come descrive il termine “androgenetica” le cause risiedono nella componente ormonale e di predisposizione genetica alla malattia. Il processo che porta all’alopecia, per lo meno nei primi anni, non vede uno stop completo alla ricrescita del capello ma una progressiva riduzione della fase di crescita (anagen), ciò risulta in caduta dei capelli precoce, con rimpiazzo di nuovi capelli che però crescono sempre meno in spessore. Tale  processo è chiamato miniaturizzazione follicolare e porta a un diradamento visibile del cuoio capelluto.

Il Minoxidil e la Finasteride contro la calvizie

La terapie di prima linea per l’uomo con alopecia androgenetica sono il minoxidil al 5% per uso topico e la finasteride per via orale. Entrambi questi farmaci hanno dimostrato efficacia e alta tollerabilità. L’efficacia e la risposta variano da caso a caso: mentre alcuni soggetti ottengono una ricrescita significativa, altri beneficiano in minor misura della terapia, magari solo riducendo l’ulteriore perdita.

La finasteride è un inibitore dell’attività della 5 alfa reduttasi di tipo 2, ossia blocca la produzione di DHT. Si utilizza al dosaggio di 1 mg al giorno.

In termini di risposta alla terapia l’età sembra contare molto, difatti il farmaco sembra essere più efficace nei soggetti tra i 18 e i 40 anni piuttosto che in coloro tra i 41 e 60 anni. Oltre all’aumento del numero di capelli, la finasteride produce un aumento di spessore dei capelli, aumento della pigmentazione e di lunghezza, tutto ciò aumenta la percezione di un miglioramento del quadro. Il trattamento va proseguito per almeno un anno per verificare la piena efficacia del farmaco e poi andrebbe proseguito per mantenerne gli effetti. Nel caso di dismissione gli effetti ottenuti si perderanno dopo circa 6-8 mesi dall’interruzione.

Tra gli effetti collaterali vi possono essere riduzione della libido, disfuzione erettile e/o dell’eiaculazione, riduzione della conta spermatica, il rischio di tali effetti cresce con l’aumentare dell’età. Comunque si risolvono con l’interruzione del farmaco. Altri effetti più rari sono la ginecomastia, il dolore testicolare e la depressione, questi effetti insorgono però in genere solo per doaggi più alti utilizzati nella terapia dell’ipertrofia prostatica.

Il minoxidil, per l’alopecia maschile, è preferibile utilizzarlo alla formulazione del 5%. E’ ormai da tempo disponibile la formulazione in schiuma che non contiene glicole propilenico, ed è perciò meno irritante per la cute. Il minoxidil promuove la crescita dei capelli aumentando la durata dell’anagen, riducendo il telogen e aumentando lo spessore dei follicoli miniaturizzati.

Gli effetti collaterali più frequenti sono il prurito e dermatiti irritative. L’ipertricosi non è in genere un problema nell’uomo. Anche nel caso del minoxidil la risposta al trattamento è variabile. Pazienti con una calvizie di minor durata, con minor area di interessamento e un grande numero di follicoli ancora in vita risponde meglio alla terapia. Il suo uso è indefinito nel tempo, se si sospende la terapia gli effetti guadagnati si perdono nel giro dei mesi successivi.

All’inizio del trattamento è normale notare una maggiore perdita, si tratta dei capelli in fase telogen che verranno sostituiti da quelli in fase anagen, è importante saperlo per non interrompere il trattamento prima che possa dimostrare la sua efficacia.

Per avere risultati visibili bisogna aspettare almeno 4 mesi e poi la terapia va proseguita per almeno 14-18 mesi per stabilizzare l’effetto.

Alopecia da trazione

La trazione sul capello potrebbe indurre un processo infiammatorio attorno al follicolo, ciò può accadere senza causare sintomi oppure associandosi a segni di infiammazione del cuoio capelluto. Come risultato i follicoli capillari nel tempo si miniaturizzano, riducendosi pian piano di densità.

La manifestazione dipenderà dallo stadio e dalla severità della malattia. Dunque nelle prime fasi dell’alopecia da trazione la perdita di capelli può non esserci, può esser semplicemente presente una follicolite che si manifesta con eritema o con piccole papule infiammate attorno al follicolo. Può accompagnarsi del prurito. Se lo stimolo alla trazione prosegue può verificarsi una vera e propria perdita di capelli, che progredisce da un lieve diradamento a chiazze a vere e proprie aree di alopecia.

Sebbene i dati siano pochi, sembra che l’alopecia da trazione sia più frequente nelle donne di origine Africana. Ciò è legato alla consuetudine frequente in questa popolazione di acconciare i capelli in treccine o frisè. Infatti l’alopecia da trazione è più frequente nella popolazione femminile, in particolare in coloro che fanno uso di chignon, extensions, spille e che portano i capelli a coda di cavallo. 

Cure e trattamento terapeutico dell’alopecia da trazione

Il riconoscimento precoce e l’interruzione dello stimolo che porta alla lesione dei capelli è essenziale affinché la perdita non si tramuti da temporanea a permanente.

Dunque il trattamento terapeutico dell’alopecia da trazione si basa sulla modifica dell’acconciatura di modo da evitare per l’appunto lo stress tensivo sul capello.

Si possono poi associare medicazioni che aiutino il rinforzo e la ricrescita dei capelli quali cortisonici topici,minoxidil, antibiotici orali. Se la perdita è grave o non risponde alle terapia allora è considerabile l’impianto o qualche camouflage cosmetico.

La caduta di capelli femminile è una forma comune di alopecia non cicatriziale, caratterizzata dalla perdita progressiva di capelli lungo le regioni frontali e la regione del vertice, risultando in un diradamento visibile. Diversamente dall’alopecia androgenetica maschile, la perdita dei capelli nelle aree affette è usualmente incompleta e la zona occipitale è in genere risparmiata.

L’esatto schema di perdita dei capelli varia da donna a donna. In alcune pazienti la zona maggiormente colpita è la zona frontale con un progressivo diradamento nella parte centrale dell’attaccatura dei capelli configurando una parte triangolare che viene detta ad albero di Natale. In altri casi vi è un diradamento centrale diffuso, con in genere conservazione della linea frontale. Più raro è lo schema che vede sia una perdita al vertice che una recessione fronto temporale (più simile all’alopecia androgenetica maschile).

Hair Filler con Biotina per capelli sani e forti

Sicuramente il capello, affinchè goda di buona salute ed abbia un aspetto sano e vigoroso, ha bisogno di cure e attenzioni in tutta la sua lunghezza; ciò significa utilizzare shampoo ed altri prodotti a finalità estetica estremamente delicati e nutrienti, senza spendere una fortuna, ma scegliendoli accuratamente.

Sicuramente sarebbe bene evitare o limitare il ricorso a tinte e permanenti che ne indeboliscono la fibra; per il resto ci sono situazioni inevitabilmente negative per la vita del cuoio capelluto e dei capelli come situazioni di forte stress, terapie farmacologiche o ereditarietà che non è possibile evitare.

In questi casi possiamo nutrire i capelli con sedute di Ossigeno Iperbarico con Fitocomplex e, nei casi più gravi, prima di valutare la possibilità di un trapianto, possiamo ricorrere a trattamenti ambulatoriali quali la Carbossiterapia ed iniezioni di Biotina, prescritta e certificata da un professionista.

Carbossiterapia per alopecia

La Carbossiterapia è una terapia utilizzata in medicina estetica per diversi trattamenti tra i quali il contrasto alle calvizie mediante la somministrazione per via sottocutanea di anidride carbonica allo stato gassoso a concentrazioni variabili.

Provocando vasodilatazione e riattivazione del microcircolo, migliora il flusso sanguigno aumentando l'ossigenazione dei tessuti.Per carbossiterapia si intende l'utilizzo dell’anidride carbonica allo stato gassoso a scopo terapeutico. Essa rappresenta un trattamento riabilitativo della microcircolazione divenendo così un importante supporto nelle terapie di contrasto alla Calvizie La CO2 esplica i suoi aumentando la velocità del flusso ematico tessutale locale promuovere una maggior ossigenazione e rivascolarizzazione dei tessuti ed un conseguente aumento del metabolismo e della rigenerazione cutanea Trova efficacia sia nel trattamento l’Alopecia Androgenetica che nel trattamento dell’ Alopecia Areata.E’ una metodica semplice, eseguibile in ambulatorio, dove il medico valuta, a seconda del tipo di cute la concentrazione da iniettare. 
Le microiniezioni vengono effettuate con aghi sottilissimi con una frequenza settimanale ed il numero di sedute varia tra 10 e 12. La durata del trattamento è di 20 minuti circa ed il ritorno alle normali attività è immediato.

Trapianto di capelli con tecnica Fue

Nel caso in cui tali terapie non fossero sufficienti si ricorre al trapianto di capelli che è una tecnica chirurgica che permette di ridistribuire i capelli in modo omogeneo nelle aeree calve o diradate, prendendoli delle aree ricche di follicoli non destinati a cadere e trapiantandoli alle aree calve o diradate.

I capelli trapiantati cresceranno normalmente per tutta la vita e nella loro nuova sede si comporteranno come avrebbero fatto nel loro sito originario dando vita ad una normale crescita.

Le moderne tecniche di trapianto permettono di riottenere capelli nelle aree calve o diradate che crescono regolarmente e non comportano nessun altra cura se non l’ordinario lavaggio ed il periodico accorciamento.

L’autotrapianto di capelli è una pratica chirurgica che consiste nel trasferimento di capelli con la loro radice, da un’area del capo, che chiameremo area donatrice, ad un’altra calva o diradata che definiremo ricevente.Risulta chiaro, quindi, che il trapianto di capelli ridistribuisce i follicoli già esistenti e che non può crearne di nuovi.

 

In una procedura FUE i bulbi piliferi intatti del paziente vengono rimossi da un'area del cuoio capelluto dove i capelli crescono ancora solidamente e trapiantati nell'area calva sul cuoio capelluto. Ciò consente ai capelli del paziente di formare nuove radici e crescere di nuovo naturalmente nella zona ricevente.

Nell’ Estrazione di Unità Follicolari, le singole unità follicolari vengono rimosse dall’area donatrice utilizzando un ago cavo noto come punzone. Le unità vengono quindi accuratamente preparate ed impiantate nel cuoio capelluto. A differenza delle unità danneggiate, le unità follicolari raccolte con il punzone sono resistenti all’ormone (DHT) che causa la calvizie e questo garantisce il successo del trattamento. L’ unità follicolare sana, chiamata anche innesto di capelli, costituisce la base per la crescita di nuovi capelli.

Un’ unità follicolare (innesto) è un gruppo di 1-4 peli che sono centrati e ravvicinati. I capelli del cuoio capelluto umano di solito non crescono da diversi singoli capelli sparsi, ma sono disposti in piccoli ciuffi (unità follicolari). Nel trapianto di capelli, queste unità vengono rimosse e utilizzate per far crescere una trama di capelli naturale. Le unità follicolari possono essere rimosse utilizzando una striscia del cuoio capelluto e trapiantate nuovamente.

Questa è la tecnica FUT tradizionale ( Trasferimento dell' unità follicolare), anche se oggi viene utilizzata sempre meno perchè spesso lascia cicatrici nella zona donatrice. Comunque, è bene sottoporsi a visita medica, valutare anche attraverso indagini cliniche, la possibilità di successo del trapianto per evitare delusioni. Nel nostro Poliambulatorio lo Staff del dr Florio potrà indirizzarvi verso la scelta più giusta e responsabile per i vostri capelli.

 

Caduta di capelli al femminile e Alopecia androgenetica maschie: origini e differenze

Diversi metodi sono stati concepiti per classificare la perdita di capelli femminile, la più famosa è la scala di Ludwig, altre scale spesso usate sono quella di Sinclair e la scala di Savin. Se a livello del cuoio capelluto sono evidenti segni di infiammazione, zone cicatriziali o croste vanno escluse altri tipi di alopecia che potrebbero determinare il quadro o associarsi alla perdita di capelli femminile.

Nel passato, il termine “alopecia androgenetica” è stato il primo termine usato per riferire sia la caduta dei capelli nell’uomo che nella donna. Il termine “andro” si riferisce all’origine ormonale e “genetica” si riferisce al contributo dell’ereditarietà nella manifestazione della malattia.

Durante gli anni “caduta di capelli femminile” è divenuto il termine preferito per descrivere questo tipo di alopecia che colpisce le donne. Questa differente terminologia aiuta a distinguere le caratteristiche di questo processo rispetto all’alopecia androgenetica maschile e ridimensiona il ruolo giocato dagli ormoni, non sempre così fondamentale come nel caso degli uomini.

Sebbene la caduta di capelli femminile si possa verificare a qualsiasi epoca durante la vita, in genere si verifica dopo la menopausa.

Il progressivo assottigliamento dei capelli in regione frontale e del vertice è dovuto alla graduale riduzione nel numero di capelli normali verso capelli sempre più sottili, tale processo prende il nome di miniaturizzazione follicolare. Come parte di questo processo la durata della fase di crescita dei capelli (anagen) si riduce sempre più da una durata normale di qualche anno a pochi mesi o settimane. Il meccanismo di tutto ciò non è stato ancora ben compreso.

Il ruolo cruciale degli androgeni e la predisposizione genetica sono oramai acclarati per quanto riguarda l’alopecia androgenetica maschile, invece il grado in cui questi fattori influiscano nella caduta di capelli femminile è meno chiaro.

L’alopecia androgenetica maschile è la conseguenza dell’effetto del diidrotestosterone (un potente ormone derivato dal testosterone) sui follicoli; esso infatti si lega al recettore degli androgeni sui follicoli causando un’aumentata attivazione dei geni responsabili della graduale trasformazione dei capelli normali in capelli miniaturizzati. La perdita tipicamente risparmia l’area occipitale, riflette per l’appunto le diverse sensibilità delle zone dello scalpo agli androgeni. Alcuni autori hanno teorizzato che proprio un meccanismo simile contribuisca alla perdita dei capelli femminile, ciò è supportato dal fatto che donne affette da disordini con iperandrogenismo (ad es. sindrome dell’ovaio micropolicistico, ipertecosi ovarica, tumori ovarici o surrenalici secernenti androgeni) possono sviluppare una perdita di capelli precoce.

Tuttavia i livelli di androgeni circolanti sono normali nella maggior parte delle donne affette da caduta di capelli femminile, pertanto questo meccanismo non può spiegare per intero la causa di questo tipo di alopecia. Si ipotizza che le donne con normali livelli di androgeni circolanti abbiano una maggior sensibilità dei follicoli agli androgeni. Inoltre, il fatto che la caduta di capelli femminile abbia maggior incidenza con il crescere dell’età, con la maggior parte dei casi in epoca menopausale, suggerisce che gli estrogeni abbiano un ruolo.

Possibili cause della caduta di capelli nelle donne

Per quanto riguarda poi il ruolo della predisposizione genetica nella caduta di capelli femminile non vi sono chiari schemi di ereditarietà familiare; diversi geni sembrano intervenire nella caduta.

La caduta di capelli in una donna è spesso fonte di stress e di atteggiamenti psicosociali negativi, la donne con alopecia hanno una percezione negativa della loro immagine corporea, senso di impotenza sulla propria vita, e una minor qualità di vita. Ciò si acutizza se a sperimentare la perdita sono ragazze adolescenti che possono avere problemi scolastici, a lavoro e nelle relazioni interpersonali. Tra l’altro non sempre la gravità di queste sensazioni riflettono la reale gravità del quadro di caduta, ma riflettono il grado di percezione del problema da parte della paziente. La diagnosi di caduta dei capelli femminile è in genere clinica, comunque può essere necessaria una biopsia del cuoio capelluto se vi sono presenti altri segni confondenti di altri tipi di alopecia o se il quadro non è tipico.

I dosaggi ormonali permettono di escluder un iperandrogenismo ed altre concause alla base del problema. Anche la storia clinica e la storia dei capelli è di aiuto nella diagnosi. Senza alcuna terapia la caduta di capelli femminile porta ad un diradamento progressivo senza in genere arrivare alla calvizie completa.

Alopecia areata

L’alopecia areata è una patologia legata a un disordine dell’immunità cronico che colpisce i follicoli in fase anagen (di crescita) e che causa in genere chiazze glabre, oltre al cuoio capelluto possono essere colpiti i peli delle altre aree del corpo, nei casi più gravi la persona può divenire completamente priva di peli e capelli. Colpisce circa 1 persona su 1000 e l’età d’esordio è generalmente prima dei 30 anni, comunque il disordine può presentarsi a qualsiasi età. Uomini e donne sono colpiti in egual misura. E’ frequente nella Sd di Down (circa il 10% dei casi) e resistente alle cure. Si associa spesso con tiroidite cronica autoimmune e vitiligine, altre due malattie a genesi autoimmune ossia dove vi è un alterato comportamento del proprio sistema immunitario che porta a danneggiare le proprie strutture.

Le cause dell’alopecia areata

L’alopecia areata è causata da un infiammazione autoimmune peribulbare che distrugge il normale ciclo del capello. I capelli infatti normalmente passano da un periodo di crescita attiva (anagen), ad un involuzione follicolare (catagen) e poi al periodo terminale in cui le attività vitali sono completamente cessate (telogen.

Nell’alopecia areata l’infiammazione peribulbare è associata con modificazioni distrofiche dei follicoli in anagen e stimola una prematura transizione dalla fase anagen alle non proliferative catagen e telogen.

Vari elementi sono stati annoverati come fattori scatenanti gli episodi di alopecia areata. Tra questi si ritrovano infezioni, farmaci, vaccinazioni, ma il fattore più noto e comune che si ritrova nella storia di chi ne è affetto è lo stress più o meno forte.

Inoltre sembrano esserne maggiormente affetti chi soffre di ansia e di disturbi del comportamento.

Come riconoscere l’alopecia areata

L’alopecia areata si presenta tipicamente con chiazze lisce, circolari, totalmente glabre. Occasionalmente la perdita dei capelli viene preceduta da una sensazione di prurito o bruciore. Alla periferia della chiazza in attività si notano, nella fase di attività, i peli a “punto esclamativo”, ossia peli troncati a qualche millimetro dall’origine e assottigliati nella loro parte prossimale, terminanti con bulbo in telogen.

La sede della chiazza iniziale è in genere alla barba o al cuoio capelluto e l’interessamento di altre zone corporee è meno comune e tipico delle forme estensive. Una rara variante è quella di un alopecia areata che non si presenta a chiazze ma diffusa che comporta una riduzione generalizzata del diametro dei capelli.

I capelli bianchi sono molto meno colpiti, possono essere del tutto risparmiati, portando ad un apparente imbiancamento repentino dei capelli; in realtà si tratta di un’alopecia areata acutissima che ha colpito appunto solo i capelli scuri.

L’alopecia totale coinvolge tutto il cuoio capelluto, l’alopecia universale tutti i peli corporei. Nella fase di stato la chiazza è glabra senza peli a punto esclamativo, nella fase di remissione i peli ricrescono di solito più chiari (leucotrichia) per poi ritornare al loro colore naturale.

Circa il 50% di coloro che hanno solo limitate chiazze di alopecia vedranno una guarigione entro un anno, sebbene quasi tutti avranno esperienza di ulteriori episodi della malattia.

Comunque l’alopecia areata può persistere per diversi anni e in certi casi i capelli non ricrescono più. Circa il 10% dei casi esita in un’alopecia totale o universale.

 

Alcuni fattori sono stati associati ad un maggior rischio di progressione della malattia o comunque a scarse probabilità di ricrescita dei capelli, essi sono:

– esordio nell’infanzia

– una malattia severa, specialmente un’alopecia totale o universale

– durata maggiore all’anno

– localizzazione alla zone occipitali e temporali (ofiasi)

– associata onicopatia (interessamento ungueale)

– associata atopia

– familiarità per alopecia areata

Spesso per la diagnosi è sufficiente l’esame clinico. Se la diagnosi non è chiara si ricorre alla biopsia.

Terapie e trattamenti per curare l’alopecia areata

Tutti i farmaci immunosoppressivi, in particolare i corticosteroidi, sono teoricamente in grado di arrestare la progressione e di far ricrescere i peli, anche dopo anni di durata della malattia.

E’ difficile però, anche diminuendo il dosaggio dei corticosteroidi molto lentamente, riuscire a interrompere la cura senza subire un fenomeno di “rimbalzo”, senza cioè che la malattia ricompaia in forma più grave.

Si preferiscono quindi, perlomeno per le forme ad estensione limitata, terapie locali quali corticosteroidi topici o per via intralesionale.

Farmaci immunosoppressori per via orale (ciclosporina A, corticosteroidi) sono spesso utilizzati nei quadri molto estesi e/o a rapida progressione e possono dare dei buoni risultati, pur rendendo necessario un attento monitoraggio dei pazienti, a causa dei frequenti effetti collaterali.

Inoltre, come detto sopra, alla sospensione del trattamento segue quasi costantemente una ripresa della caduta di capelli.La PUVA terapia, basata sull’irradiazione con ultravioletti di tipo A della cute precedentemente sensibilizzata con psoralenici, ha dato risultati incostanti. Con l’applicazione di prodotti irritanti quali l’antralina, impiegata soprattutto nel trattamento di pazienti in età pediatrica, sono stati ottenute risposte variabili. La terapia sensibilizzante topica consiste nell’utilizzazione di particolari sostanze, quali il difenilciclopropenone e l’acido squarico, in grado di scatenare localmente una reazione allergica da contatto, al fine di mantenere una costante reazione infiammatoria di basso grado ed una conseguente stimolazione alla ricrescita dei peli. Questa terapia ha dato risultati incoraggianti in pazienti selezionati, ma risulta comunque complessa e piuttosto impegnativa sia per il paziente che per il medico. In conclusione, al momento attuale, nessuna delle terapie maggiormente impiegate nel trattamento dell’alopecia areata risulta di semplice attuazione, né sicuramente efficace.

Anche nei casi in cui si riesca ad ottenere una remissione completa, inoltre, l’elevata incidenza di recidive determina spesso un ripetuto sottoporsi a trattamenti aggressivi e non privi di effetti collaterali.

Un’eccessiva produzione di sudore su tutta la superficie corporea o solo in alcune zone (soprattutto cuoio capelluto, palmo delle mani, pianta dei piedi) viene detta iperidrosi.

Iperidrosi ed iperidrosi del cuoio capelluto

 

Cause che possono determinare una iperidrosi temporanea sono iperattività fisica, stati febbrili, sauna, vomito e dissenteria. Invece cause che possono determinare uno stato ripetuto di iperidrosi sono ipertiroidismo, ipoglicemia ed alcoolismo.

Cause di derivazione psico-affettiva, in particolar modo nei giovani, possono portare una iperidrosi continua.

Molto spesso l’iperidrosi del cuoio capelluto a volte viene confusa con la seborrea ma ci sono degli elementi che differenziano i due differenti problemi al cuoio capelluto: chi soffre di iperidrosi presenta cute con aspetto biancastro, poco arrossata, molto bagnata, sudata, non lucida, con le punte dei capelli secche e pelle del viso né grassa e né untuosa.

Iperidrosi e ghiandole sudoripare eccrine: sudorazione eccessiva del cuoio capelluto

Causa di iperidrosi sono le ghiandole sudoripare eccrine, localizzate su tutto il corpo soprattutto a livello del cuoio capelluto oltre che sul viso, palmo delle mani, pianta del piede, regione inguinale e regione sottoascellare. Le ghiandole sudoripare hanno struttura tubulare, con la parte basale localizzata  a livello del derma profondo, raccolta a gomitolo su se stessa. Tali ghiandole sboccano sulla superficie epidermica in corrispondenza di una cresta epidermica. Queste ghiandole, molto vascolarizzate ed innervate sono regolate dal sistema nervoso autonomo (fibre colinergiche del simpatico). Il prodotto delle ghiandole sudoripare eccrine (tramite secrezione di tipo merocrina) è il sudore, formato per il 98-99% da acqua, 0,8-1% da sali minerali ed il resto da sostanze organiche quali urea, acidi lattico, acido urico, ecc. Il sudore, unendosi in superficie a tutto il resto, determina la formazione del film ido-lipidico-acido per cui occorre lavare più spesso i capelli (3/4  volte a settimana) con uno shampoo delicato ad uso frequente, non aggressivo, in modo da detergere senza però irritare.

Perché compare l’iperidrosi?

L’iperidrosi compare quando si ha un’eccessiva presenza di acqua a livello del cuoio capelluto. Questo aumento della componente acquosa nella composizione del film idrolipidico, prima difesa della pelle dall’ambiente esterno, determina un aumento del pH verso valori alcalini con perdita del potere batteriostatico e sensibilizzazione del cuoio capelluto. L’iperidrosi ha comunque cause interne, difficili da superare ed eliminare. Occorre ripristinare la giusta composizione del film idrolipidico in moda da riequilibrare il pH e di conseguenza la funzione barriera della cute.

Altre cause che possono generare iperidrosi del cuoio capelluto

Tra le cause dell’iperidrosi ricordiamo:

1) l’iperemia: l’eccessiva circolazione sanguigna determina una iperidrosi di tipo emozionale;

2) la circolazione linfatica: un rallentamento della circolazione linfatica determina un accumulo di linfa a livello sottocutaneo con ristagno e traspirazione di liquidi;

3) la menopausa: gli squilibri ormonali che si verificano provocano anche una vasodilatazione cutanea accompagnata da ipersudorazione.

 

L’iperidrosi è un fenomeno complesso i cui effetti interessano non solo il cuoio capelluto ma anche il capello che appare spesso umido.

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