Infiltrazioni Endoarticolari per ridurre l' infiammazione 

Le infiltrazioni di acido jaluronico sono indicate quando l' articolazione è colpita da un'artrosi che genera dolore;  infatti riduce la viscoelasticità del liquido sinoviale ed origina uno scompenso del metabolismo dell' acido jaluronico presente fisiologicamente nell' articolazione. Raggiungendo il sito lesionato, l'infiltrazione riduce il dolore ed il processo infiammatorio, oltre a migliorare la meccanica dell' articolazione. 

Fino a che punto le infiltrazioni sono valide, e quando invece è consigliabile optare per la via chirurgica? Dipende dal principio attivo che si utilizza, oltre che dal quadro clinico del paziente. Sia i cortisonici che l’acido ialuronico, che come detto in precedenza sono i più utilizzati, agiscono sulla sinovite, quindi sull’infiammazione, non sulla causa. Spesso a determinare l’infiammazione è l’artrosi, che si risolve con la chirurgia protesica. Ma se il paziente rifiuta l’intervento, o è inoperabile per copatologie, età o altro, le infiltrazioni sono il “piano b” che può tenere a bada il dolore temporaneamente. Bisogna però essere chiari con il paziente, prospettargli una terapia valutando il rapporto costi-benefici e sapendo che, comunque, le infiltrazioni non sono mai l’alternativa alla chirurgia protesica. L' obbiettivo non è azzerare un dolore di livello 10, ma farlo diventare di livello 5, più tollerabile, con il quale il paziente può convivere.

 

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Infiltrazioni Endoarticolari: in presenza di quali sintomi effettuarle

L' Infiltrazione Endoarticolare consiste nell' introduzione di sostanze terapeutiche (tra le più utilizzate acido jaluronico, cortisone e anestetici locali) all' interno di una articolazione a scopo antalgico e/o curativo.

Le indicazioni più frequenti sono:

  • Condromalacia e Artrosi (vari stadi);
  • Lesioni Meniscali non meritevoli in prima istanza di approccio chirurgico
  • Artriti non settiche ( ad esempio, artrite reumatoide)
  • Stati infiammatori di varia natura senza segni clinici infettivi locali e/o sistemici (secrezione purulenta, iperpiressia) ed in associazio e con artrocentesi (svuotamento dell' articolazione).

Meccanismo d'azione

La funzione dell’ Infiltrazione, a differenza dagli altri tipi di iniezione (intramuscolo ed endovena), è immettere un principio chimico esattamente nella sede in cui si vuole che effettui la sua azione. Infatti, mentre nella puntura intramuscolare, come suggerisce la parola, il medicinale viene iniettato in un muscolo (da cui poi verrà assorbito e rilasciato nel circolo sanguigno affinchè agisca nella sede in cui è deputato ad agire), cosi come, ad essere rilasciato direttamente nel sangue, bypassando il muscolo, è invece il farmaco somministrato per endovena, nel caso dell' infiltrazione il farmaco utilizzato (cortisonico o acido jaluronico) ha un effetto locale estremamente rapido.

La capsula articolare è infatti rivestita al suo interno da una membrana di tessuto connettivo detta “membrana sinoviale”, che produce una sostanza, il cosiddetto liquido sinoviale, che umetta l’articolazione e garantisce lo scorrimento delle superfici. Quando la sinovia s’infiamma, l’articolazione si presenta gonfia e dolente. Ed è proprio qui che entra in ballo l’infiltrazione di un farmaco.

Dipende dal tipo di dolore e dalla sede colpita, ma in generale ciò che fa la differenza è il tempo d’azione del principio attivo contenuto in un medicinale. La stessa molecola, somministrata per bocca, intramuscolo o endovena, esercita la stessa identica azione, ma con tempistiche molto diverse. Se si ha un dolore violento, la modalità di assunzione cambia molto.

 

Approfondimenti sull' applicazione delle Infiltrazioni Endoarticolari

 

Indicazioni più frequenti

  • Condromalacia e artrosi (vari stadi)
  • Lesioni meniscali non meritevoli in prima istanza di approccio chirurgico
  • Artriti non settiche (ad esempio, artrite reumatoide)
  • Stati infiammatori di varia natura senza segni clinici infettivi locali e/o sistemici (secrezione purulenta, iperpiressia)
  • In associazione ad artrocentesi (svuotamento dell’articolazione)

Controindicazioni

  • assolute: allergie note al farmaco da utilizzare, infezioni locali o sistemiche, stati immunosoprressivi o terapie immunosoppressive in atto, gravidanza o allattamento, protesi articolari allocate in sede da infiltrare
  • relative: terapia anticoagulante o antiaggregante (valutarne l’eventuale sospensione e, se necessario, utilizzo di eparine a basso peso molecolare per limitare il rischio di sanguinamento legato alla procedura), diabete scompensato (nel caso si ipotizzi l’uso di cortisone)

Prodotti più utilizzati

  • acido ialuronico (viscosupplementazione): essendo un glicosaminoglicano, esso è altamente solubile in ambiente acquoso  pertanto e’ in grado di “ trattenere acqua” ed altre molecole che nutrono la cartilagine articolare e lo rendono un ottimo “ ammortizzatore delle articolazioni” (infatti è una componente fisiologica già presente nelle nostre articolazioni). In commercio ne esistono di varie tipologie e caratteristiche (basso, medio ed alto peso  molecolare, cross linkato e non), per soddisfare le problematiche cliniche e i quadri strumentali più svariati , a scopo antalgico e curativo , soprattutto nella patologia meniscale, rotulea e nell’artrosi di lieve- media entità
  • corticosteroidi: è insolubile, pertanto permane nel contesto articolare per un medio- lungo periodo e si utilizza soprattutto a scopo antalgico ed antinfiammatorio, associato o meo all’utilizzo di anestetico locale.  Talvolta si può associare ad un’artrocentesi (svuotamento dell’articolazione da liquido sieroso, o siero ematico) se l’articolazione è particolarmente tumefatta. In commercio esistono numerose tipologie di corticosteroide ad uso intrarticolare, la cui scelta è subordinata al medico che si occuperà della procedura.

Procedura

  • preparazione dell’area da infiltrare (campo sterile): disinfezione accurata cutanea con clorexidina e/o iodio povidone
  • scelta dell’ago: subordinata alla zona da trattare (diversa lunghezza e diametro)
  • scelta della via di accesso: reperi visivi: clinicamente rilevabili (ginocchio, spalla, escluse alcune eccezioni); reperi ecografici, ove la zona sia di difficile accesso (articolazione dell’anca), oppure nel contesto di strutture di dimensioni ridotte (piccole articolazioni, guaina tendinea). In questo caso, l’infiltrazione potrà essere ecoassistita: l’ecografo consente all’operatore di marcare i punti di ingresso, quindi si procede solo visivamente al trattamento, oppure ecoguidata: l’ecografo viene utilizzato per guidare l’ingresso dell’ago e per monitorare la procedura per tutta la sua durata.

Possibili complicanze

Le infiltrazioni articolari di sostanze terapeutiche possono talvolta causare sintomatologia dolorosa nelle ore successive al trattamento, pertanto si raccomanda l’applicazione di ghiaccio locale a cicli per le successive due ore, e riposo funzionale dalle 12 alle  48 ore (in base alla area trattata). Il ghiaccio previene anche la formazione di eventuali ecchimosi/ematomi locali.

Le complicanze infettive sono di frequenza trascurabile, se si provvede ad un’adeguata preparazione del campo di lavoro e disinfezione della cute.

 Come possiamo aiutarla?