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La visita Ortopedica permette di studiare la struttura e la funzionalità dell’apparato locomotore per diagnosticare patologie acute, croniche o degenerative a carico della colonna vertebrale, degli arti superiori (spalla, gomito, mano e polso) o degli arti inferiori (anca, ginocchio, piede e caviglia).
Fra le più frequenti sono incluse l' artrosi, i problemi al menisco, le lesioni ai legamenti del ginocchio e della cuffia dei rotatori, la sindrome del tunnel carpale, l' alluce valgo, il neuroma di Morton, la sindrome da compressione del nervo ulnare e la fascite plantare. Inoltre la visita ortopedica può essere utile in seguito a traumi che possono aver leso le strutture dell’apparato locomotore.
Prima di procedere con un intervento chirurgico l'ortopedico cerca, se possibile, di risolvere il problema con approcci meno invasivi, come la prescrizione di farmaci o di iniezioni specifiche, la riabilitazione o la fisioterapia. Quando questi trattamenti non sono più sufficienti a controllare i sintomi può diventare indispensabile ricorrere alla chirurgia.
Specialista: Dr. Egidio Giusti
Ecografia muscolo-tendinea ed articolare
L' ecografia articolare è in grado di valutare, con discreta precisione, le strutture articolari (cartilagini, menischi e membrane sinoviali) e periarticolari (tendini e legamenti), la presenza di versamento articolare (di natura traumatica o flogistica), ispessimenti della sinovia come ad esempio in alcune patologie reumatiche, ematomi e la distensione dei recessi articolari o borse.
Le articolazioni accessibili allo studio ecografico sono l'articolazione della spalla, la sterno-claveare, l'articolazione del gomito, della mano e del polso, dell'anca, del ginocchio e della caviglia. Per quanto riguarda il piede, oltre allo studio delle sue articolazioni, l'esame ecografico viene richiesto, come primo step, nel sospetto di neuroma di Morton. L'esame può essere eseguito sia in condizioni basali che in dinamica.
L'ecografia muscolo-tendinea è un esame di semplice esecuzione che permette di studiare le strutture muscolari, la regione mio-tendinea e i tendini e viene richiesta nel sospetto di lesioni, distrazioni, elongazioni del muscolo o, come primo esame, nel caso di masse muscolari. Per quanto riguarda i tendini, lo studio ecografico viene richiesto in caso di sospette tendiniti, tenosinoviti, tendinosi, lesioni traumatiche e in caso di formazioni tendinee e peritendinee.L'esame viene eseguito in condizioni basali e in dinamica.Questa metodica può essere particolarmente utile a chi pratica molto sport e soffre di dolori muscolari e articolari. Al fne di una buona valutazione non è necessaria alcuna preparazione all'esame. Opportuno sempre esibire i precedenti controlli e la documentazione clinica.
Distorsione
La distorsione è un danno a un'articolazione provocata da un trauma con allungamento o rottura dei legamenti. Le cause del trauma sono, perlopiù, dovute a movimenti bruschi di torsione e rotazione, solitamente durante una pratica sportiva o lavorativa. Caviglia, ginocchio e spalla sono le articolazioni più frequentemente colpite da distorsione, anche se tutte le articolazioni del corpo possono essere interessate.
Tre sono i gradi in cui viene classificata la distorsione:
1° grado: quando non si ravvisa la rottura dei legamenti, ma solo lo stiramento.
2° grado: quando i legamenti della capsula articolare si rompono completamente o parzialmente, ma l’articolazione è ancora stabile,
3° grado: riguarda le lacerazioni capsulo-legamentose più gravi, che causano l'instabilità dell'articolazione per eccessivo allontanamento e dislocazione dei capi articolari
L' articolazione distorta deve essere immobilizzata per un periodo variabile in relazione all’entità del danno. È possibile utilizzare bendaggi, tutori o gesso. Solitamente è somministrata una terapia anti-infiammatoria e antidolorifica. In alcuni casi, può essere indicata anche una terapia antitrombotica. Le lesioni di 3° grado, più gravi, di solito richiedono un trattamento chirurgico.
Per il ripristino completo della funzionalità articolare, risolta la prima fase acuta o dopo un intervento chirurgico, è indispensabile sottoporsi a un programma riabilitativo.
Lussazione della spalla e riabilitazione
La lussazione della spalla è un infortunio a carico dell‘ articolazione gleno-omerale e che consiste nella perdita permanente del rapporto anatomico tra le superfici articolari, testa dell'omero e cavità glenoidea. In occasione di una lussazione di spalla, infatti, la testa dell'omero sguscia permanentemente al di fuori della cavità glenoidea, interrompendo in questo modo il fisiologico rapporto anatomico esistente tra le due superfici articolari.
A caratterizzare l'evento di lussazione di spalla sono: la presenza di una deformità anatomica a livello della zona infortunata, forte dolore, grave limitazione della mobilità articolare e gonfiore; se l'infortunio ha coinvolto anche i nervi. Per una diagnosi accurata di lussazione di spalla sono fondamentali le indagini cliniche (esame obiettivi e anamnesi) e la diagnostica per immagini (radiografia della spalla e risonanza magnetica).
Il trattamento della lussazione di spalla prevede, innanzitutto, la cosiddetta manovra di riduzione, tramite cui l'ortopedico ripristina la normale anatomia articolare; dopodiché, prosegue con un periodo di immobilizzazione di alcune settimane; infine, a seconda della gravità dei danni articolari, si conclude con un programma ragionato di riabilitazione o con l'intervento chirurgico.
Se al termine della riabilitazione fisioterapica la spalla risultasse ancora dolente, tanto da compromettere la qualità di vita del paziente, sussistono le basi per considerare il ricorso alla terapia chirurgica.
L'intervento chirurgico varia in funzione del danno che la lussazione ha procurato a suo tempo: potrebbe essere rivolto alla riparazione del cercine glenoideo, qualora ci fosse una lesione grave a questa componente; potrebbe riguardare i tendini della cuffia dei rotatori, se la lesione a loro carico fosse particolarmente severa.
Dopo l'operazione chirurgica, è previsto un periodo di riabilitazione fisioterapica che in genere dura 5-6 mesi: si tratta di una parte fondamentale del piano terapeutico, che incide profondamente sul buon esito del solo intervento chirurgico.
Lussazione dell' anca
La lussazione dell'anca è l'infortunio, a carico dell'articolazione dell'anca, caratterizzato dalla fuoriuscita della testa del femore dall'acetabolo dell'osso iliaco. Gli episodi di lussazione dell'anca costituiscono delle emergenze mediche, pertanto richiedono un trattamento immediato.
E' bene ricordare che la lussazione dell' anca è in genere di origine traumatica, cioè lussazione successiva ad un trauma, ma esiste anche una lussazione congenita all' anca o displasia congenita la cui insorgenza è legata ad una anomalia nello sviluppo.
In medicina, i termini lussazione e distorsione indicano due patologie delle articolazioni nettamente diverse tra loro. Infatti, mentre nella lussazione la modificazione articolare è permanente e comporta la perdita di contatto tra le porzioni ossee che formano l'articolazione interessata, nella distorsione la modificazione anatomica dell'articolazione colpita è temporanea. La terapia chirurgica di una grave lussazione dell'anca può prevedere interventi terapeutici su ossa fratturate (acetabolo e/o testa del femore), interventi terapeutici su nervi, muscoli e/o tendini danneggiati passanti in prossimità dell'anca, la rimozione di frammenti ossei isolati ecc.
Gli interventi chirurgici per la cura di una lussazione dell'anca sono operazioni invasive, che richiedono il ricorso all'anestesia generale.
Frattura ossea
La frattura ossea è un' interruzione nella continuità di un osso in due o più parti che vengono chiamati monconi di frattura, mentre la fessura che si crea fra di essi è chiamata rima di frattura. Nel caso di un trauma, l' osso si frattura quando il trauma h entità tale dasuperare i limiti di resistenza dell' osso stesso.Nel primo caso l'osso si frattura nel punto in cui viene applicata la forza. In caso di trauma indiretto, invece, la frattura si manifesta ad una certa distanza dal punto di applicazione della forza, la quale si propaga lungo la catena cinetica di un arto o della colonna vertebrale fino a raggiungere la sede di frattura.
In entrambi i casi le forze applicate possono essere di distorsione, di flessione o di strappo. Se l'osso è minato da un processo patologico, tali forze possono creare una frattura pur essendo irrisorie o di modesta entità, si parla in questi casi di fratture patologiche (tipiche degli anziani, come l' osteoporosi).
Esistono poi fratture da stress o da sovraccarico funzionale determinate dalla ripetizionedi continue sollecitazioni sull'osso (tipico esempio è la frattura da marcia o deimarciatori che interessa il secondo metatarso). Le fratture possono essere inoltrecausate da una brusca e violenta contrazione muscolare che determina un distacco osseo in corrispondenza dell'inserzione tendinea del muscolo stesso.
Chirurgia Ortopedica per spalla, ginocchio, bacino, anca
La Chirurgia Ortopedica è un settore della Chirurgia il cui fine è quello di risolvere vari disturbi dell’ apparato scheletrico e locomotore (o di diminuirne i sintomi). I problemi di cui si occupa possono affliggere le ossa, le strutture cartilaginee o le articolazioni e principalmente sono:
- Lesioni del piede: metatarsalgia, alluce valgo, piede cavo, piede piatto, dita a martello
- Lesioni della mano: per esempio la rottura dell’osso scafoide, la lesione del tunnel carpale, la sindrome di De Quervain, l’artrosi del pollice (rizoartrosi), la tenosinovite stenosante (dito a scatto);
- Lesioni del ginocchio, del menisco e dei legamenti
- Artrosi del ginocchio;
- Lesioni della spalla (per esempio della cuffia dei rotatori
- Lesioni dell’anca (per esempio l’artrosi dell’anca);
- Tutti i tipi di lesioni traumatiche.
Chirurgia Ortopedica Traumatologica
La Chirurgia del trauma si riferisce in genere a qualsiasi procedura chirurgica che richiede cure per un paziente gravemente ferito o gravemente ferito a causa di un impatto negativo. Nella stragrande maggioranza dei casi di chirurgia traumatologica, le cause dell’impatto possono tipicamente includere cadute, collisioni di veicoli o incidenti che coinvolgono un’automobile. Anche gli incidenti di natura violenta come accoltellamenti e sparatorie possono avere un impatto importante sulla necessità di un intervento chirurgico d’urgenza.
La specialità chirurgica dei casi correlati al trauma spesso comporta il trattamento invasivo di lesioni fisiche per riparare danni estesi. Ciò può significare aprire o sezionare varie strutture all’interno del corpo per esplorare la causa della lesione e riparare il danno. In caso di emorragia interna, potrebbe essere necessario controllare l’emorragia attraverso un intervento chirurgico traumatologico.
Le lesioni traumatiche dell'apparato locomotore comprendono le distorsioni, le lussazioni e le fratture.
Il Menisco
Il ginocchio è la più grande articolazione del corpo umano e anche una delle più complesse. Poichè si usa così tanto, è anche più vulnerabile al danno. Essa è fatta da tante parti quindi molte cose diverse possono andare storte. Le lesioni meniscali sono tra le più comuni lesioni del ginocchio. Gli atleti, in particolare quelli che praticano sport di contatto come il calcio, sono più a rischio di lesioni meniscali. Tuttavia, chiunque a qualsiasi età può rompersi un menisco.
Il menisco non è altro che una sorta di cuscinetto formato da 2 pezzi di fibro-cartilagine a forma di cuneo che agiscono come "ammortizzatori" tra il femore e la tibia. Essi assomigliano alle guarnizioni comuni come quelle di un rubinetto e sono fatti a forma di "C", sono duri e gommosi e aiutano ad attutire i carichi del ginocchio e a mantenerlo stabile.
Interventi al Menisco
Le lesioni meniscali che si verificano durante lo sport spesso si associano ad altre lesioni del ginocchio, come le rotture del Legamento Crociato Anteriore. Dal momento che la fibro-cartilagine è più liscia e flessibile del tessuto osseo, la loro funzione è quella di ammortizzare le spinte ed i piccoli traumi che si verificano quando estendiamo o flettiamo le gambe. Servono inoltre a fare in modo che la superficie della tibia non sfreghi direttamente con quella del femore, cosa che creerebbe un notevole attrito e, nel tempo, danneggerebbe entrambe le ossa. Quando si sospetta la lesione di uno o più menischi, si procede con delle indagini di diagnostica per immagini: in questo caso l’esame ideale è la risonanza magnetica.
L’esame in questione è in grado di stabilire l’entità e l’estensione della lesione e il coinvolgimento di altre strutture anatomiche come i tendini o la cartilagine articolare, che non di rado si danneggiano in caso di trauma ai menischi.
Un quadro completo dello stato di salute dell’articolazione permette allo specialista di operare il menisco con sutura del tessuto deteriorato, o cona la sua rimozione.
Chirurgia Ortopedica per l' applicazione di protesi
La Chirurgia Protesica è la branca della Chirurgia Ortopedica che si occupa della sostituzione totale o parziale delle articolazioni con protesi di materiali metallici e non, particolarmente resistenti all’usura, che permettono al paziente di ridurre notevolmente la sintomatologia dolorosa legata ad affezioni degenerative o post-traumatiche dell’articolazione e recuperare la funzionalità articolare.
Negli ultimi decenni vi è stato un notevole sviluppo di questa chirurgia con il raggiungimento di risultati eccellenti. L’impiego di materiali innovativi, in grado di riprodurre al meglio le strutture articolari che si vanno a sostituire, abbinato all’uso di accessi chirurgici rispettosi delle strutture muscolari ci permette di raggiungere alti livelli di soddisfazione. Le vie minivasive permettono l’impianto di una protesi rispettando al massimo le strutture anatomiche. La chirurgia protesica permette di trattare le articolazioni di ginocchio, anca, spalla, gomito, mano e caviglia.
Protesi dell' anca
La Chirurgia Protesica dell’ anca trova indicazione nelle situazioni di degenerazione artrosica di livello avanzato (a essere coinvolta dal processo è la cartilagine articolare dell’anca) e, nello specifico, nei casi in cui i trattamenti conservativi non sono riusciti a migliorare la qualità della vita del paziente. Quando diventa difficile camminare ed i dolori non sono più controllabili, l’impianto della protesi d’anca rappresenta la soluzione migliore. La tecnica mininvasiva permette di salvaguardare i tessuti molli periarticolari, ricostruire la capsula articolare, ridurre il dolore, ridurre drasticamente i tempi di recupero.
La protesi anca è costituita da tre elementi: una testina in ceramica sistemata su uno stelo metallico che rimpiazza la testa del femore danneggiato, un cotile (o coppa metallica) che sostituisce la cartilagine del bacino, un inserto in ceramica (o polietilene) che va posto tra cotile e testina per facilitare lo scorrimento fra testina e cotile.
Attraverso la protesi di anca viene ripristinata la funzionalità dell’anca. La tecnica mini invasiva permette di estendere l’indicazione chirurgica anche ai giovani ed agli sportivi.
Il chirurgo, sulla base dell'esame clinico e radiografico, saprà stabilire la necessità dell'intervento in funzione della patologia, dell'età e delle aspettative del paziente. I dati raccolti orientano nella scelta del tipo di protesi d'anca più indicata al caso specifico. Tra le soluzioni proposte esistono protesi d'anca non cementate, protesi ibride (cotile senza cemento e stelo ancorato per mezzo del cemento) e protesi a cementazione totale. Quanto ai materiali di cui sono composte le protesi, distinguiamo per semplicità protesi non cementate, ovvero ad ancoraggio diretto osso-protesi, e protesi cementate, legate all’osso mediante cemento acrilico.
La convalescenza è rapida, il paziente può iniziare la fisioterapia lo stesso giorno dell’intervento e riprendere camminare già la sera dell’operazione. In questi casi il percorso “Fast Track” permette vantaggi notevoli: l’anestesia è periferica selettiva, le perdite ematiche sono pressoché nulle, il dolore post-operatorio quasi nullo, viene scongiurato il tanto temuto rischio di lussazione della protesi, la dimissione a casa è molto veloce in quanto possibile già dopo 4 giorni dall’intervento chirurgico.
Protesi al ginocchio
Tra le principali indicazioni della chirurgia protesica del ginocchio troviamo l’artrosi, patologia che si contraddistingue per una degenerazione cronica e progressiva della cartilagine che riveste femore e tibia. Spesso, è coinvolta anche quella della rotula ad allargare il quadro intervengono deformità come il varismo e il valgismo del ginocchio.
A seconda dei compartimenti articolari coinvolti dalla degenerazione cartilaginea, la protesi al ginocchio può essere: Totale o Monocompartimentale. La scelta di un particolare impianto protesico di ginocchio è condizionata dall’età del paziente e dalle sue esigenze funzionali. Il design della protesi deve essere tale da riprodurre un movimento articolare molto simile a quello di un ginocchio sano, consentire un movimento il più ampio possibile e prevedere una ridotta usura dei suoi materiali al fine di garantire una lunga durata all’impianto stesso.
Protesi alla spalla
L’articolazione della spalla (scapolo-omerale) è costituita dalla testa dell’omero, che ha la forma di una porzione di sfera, e dalla cavità glenoidea (o glena) della scapola, che ha forma vagamente ovale ed è poco profondaL’articolazione della spalla (scapolo-omerale) è costituita dalla testa dell’omero, che ha la forma di una porzione di sfera, e dalla cavità glenoidea (o glena) della scapola, che ha forma vagamente ovale ed è poco profonda
Per il corretto funzionamento della spalla hanno un ruolo fondamentale i quattro muscoli e tendini della cuffia dei rotatori, che mantengono la testa omerale saldamente accostata e centrata sulla glena e forniscono la forza in rotazione interna ed esterna e il deltoide, un muscolo potente indispensabile per i movimenti di elevazione del braccio.Le situazioni nelle quali può rendersi necessario un intervento di protesi di spalla sono varie.
La più frequente è l’artrosi, che comporta rispetto alla spalla normale (fig. 3) la perdita delle cartilagini di rivestimento con conseguente scomparsa dello spazio articolare tra omero e scapola, la deformazione delle superfici articolari e la formazione di escrescenze ossee dette osteofiti (fig. 4): a volte avviene spontaneamente con l'invecchiamento, altre volte è favorita e condizionata da danni precedenti all’articolazione, ad esempio traumi severi o le ripetute lussazioni di spalla.Una variante particolare di artrosi è quella che consegue a lesione massiva della cuffia dei rotatori, in cui l’omero risale verso l’alto perdendo la centrazione con la glena. Si parla di artropatia da lesione inveterata di cuffia.
Poi vi sono le malattie reumatiche come l’artrite reumatoide, l’artrite psoriasica e altre; le necrosi della testa omerale, in cui una porzione della testa non riceve più apporto di sangue, degenera e si deforma (possono essere facilitate dall’uso di cortisonici e da varie altre condizioni); gli esiti di fratture mal consolidate con deformazione dell’articolazione.
Una situazione a parte è rappresentata da alcune fratture dell’omero prossimale in cui non vi è la possibilità di ricostruire un’articolazione funzionale e talora la soluzione corretta può essere l’impianto immediato di una protesi, ma queste non fanno parte della descrizione in corso.
Vi è la giusta indicazione all’impianto di una protesi quando una delle malattie elencate porta ad un dolore intenso e mal controllabile e ad una perdita importante dei movimenti della spalla, per cui il paziente non è più in grado di svolgere le sue attività quotidiane. Dunque la decisione deve essere ponderata accuratamente: se l’articolazione è degenerata ma il dolore è scarso e il paziente riesce a fare comunque tutte le sue attività senza troppi disagi, probabilmente non è tempo di optare per una protesi.
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